I dintorni

 La Chiesa Vecchia di Scandolara Ravara

A un paio di chilometri da Castelponzone si trova, isolata sul limitare dell’abitato di Scandolara, la Chiesa Vecchia, dedicata alla Vergine. Nelle sue forme gotiche si presenta oggi in veste quattrocentesca, ma è molto più antica; la parte di maggiore rilevanza architettonica è l’abside poligonale, con lesene aggettanti che creano undintorni - chiesa vecchia (navata) ritmo semplice e armonioso, che emerge e al contempo sembra fondersi con la pianura di campi circostante.

All’interno si conservano il Redentore fra gli Evangelisti e i loro simboli e i quattro Dottori della Chiesa nel catino absidale e tre affreschi nella navata di Alessandro Pampurino, il pittore cremonese riscoperto a metà Novecento proprio grazie alla firma apposta qui nel sottarco dell’abside e rivelatosi in seguito uno dei protagonisti del rinascimpampurino-absideento cremonese.

I dipinti dell’abside comprendono, oltre all’affresco del catino e ai Profeti del sottarco, anche le pareti, in un insieme originariamente raffigurante l’Assunzione della Vergine al di sopra di un’esedra di gusto bramantesco con Apostoli appaiati nelle nicchie; la parte centrale risulta oggi manomessa per l’inserimento nel Settecento di una cornice in stucco.

Sulla parete sud della navata, nella seconda campata dal presbiterio, è raffigurato in un trittico il Redentore fra i santi Sebastiano e Rocco, protettori Pampu 2dalla peste; a sinistra, al di fuori della cornice, San Giuliano. L’elegante incorniciatura presenta motivi decorativi a candelabre e girali, con piccoli tondi con profili antichi. Il dipinto è datato 1513 sul basamento, dove compare il distico latino “Noscere forte putas si me te decipis astra / cum tanges clares noscere nec poteris” (Se, per caso, tu credi di conoscere me, ti sbagli: anche quando li toccassi, non potresti conoscere gli astri) tratto dai Distichum libri del poeta modenese Panfilo Sasso (1499) e riferito a Dio Padre.

PampuSempre sulla parete sud, nella quarta campata, è raffigurata la Madonna col Bambino tra i santi Rocco e Gerolamo entro un’arcata a tutto sesto; ai lati, esterni all’incorniciatura, Sant’Antonio da Padova e Santa Lucia. L’arco classico in marmo che racchiude le figure ha analoghi motivi ornamentali e finge una volta a botte sotto la quale la Vergine è seduta su un piedistallo, mentre i santi si affacciano verso chi guarda dal basamento. Su quest’ultimo è un secondo distico tratto dalla medesima fonte poetica e riferito alla Vergine: “Quod clausi parvo non clausi pectore celum / exiguus venter non capit atque capit” (Ciò che ho racchiuso nel piccolo petto non l’ho racchiuso; l’angusto ventre non contiene il cielo, e insieme lo contiene). Anche qui compare l’anno 1513.

Infine, sulla parete nord, nella terza campata, la terza composizione ancora a trittico, purtroppo gravemente lacunosa nella parte centrale. A destra si riconosce san Rocco, a sinistra un santo in abiti vescovili; la parte più pregevole è quella superiore, con la Vergine e il Bambino su un trono di forme classiche affiancato da cornucopie ricolme di frutti. I santi laterali sono posti in nicchie con absidiole a conchiglia, entro un’incorniciatura in marmo arricchita di parti in bronzo.

La chiesa conservava un tempo altre opere più antiche: un raro Crocifisso ligneo di epoca romanica, fortunosamente riscoperto intaraorno al 1950 e in seguito trasportato nella chiesa parrocchiale, e una rovinata ara romana in pietra riusata come base di un’acquasantiera, acquistata nel Settecento da Giambattista Biffi, passata nella raccolta Sommi Picenardi alle Torri e oggi nel Museo Archeologico di Milano. Una fantasiosa ricostruzione recente ha voluto riconoscervi l’altare funerario di un improbabile Ilumvio: ma la sua funzione e l’iscrizione, oggi del tutto illeggibile, restano avvolte nel mistero.

 

Approfondimenti

Guida della Chiesa Vecchia

 

 

L’Acquario del Po di Motta Baluffi

Acquario MottaLa struttura del museo-acquario del Po si trova in area golenale all’interno di una cascina, a pochi metri dal Grande Fiume. A poca distanza si trova l’attracco fluviale all’interno del Lago di cava Ronchetto, che permette lo sbarco di visitatori da navi passeggeri.

Il museo è situato al piano rialzato della cascina, al riparo da eventuali esondazioni, e la parte dedicata alla fruizione è costituita da due locali: uno è adibito a laboratorio didattico con pannelli informativi e microscopi e l’altra è dedicata alla fauna fluviale. Questa parte in particolare, con le sue circa 80 vasche, permette di osservare la maggior parte delle specie ittiche del fiume Po, sia autoctone che alloctone, oltre ad alcuni rettili, anfibi e crostacei degni di nota. All’interno dell’acquario, ed in alcuni spazi all’esterno, sono infatti ospitate una cinquantina di specie che caratterizzano molti degli ambienti del fiume. Oltre all’esperienza visiva, grazie ad una vasca aperta è possibile provare l’esperienza tattile, attraverso il contatto diretto con i pesci. All’esterno, in idonee vasche e recinti sono ospitate tartarughe d’acqua dolce e terrestri. Recentemente la collezione, che si configura come una delle più importanti d’Italia, si è arricchita di alcune vasche contenenti specie di acque fresche che caratterizzano la zona pedecollinare.dintorni - acquario 2

Fanno da contorno alla visita alcune foto storiche di attività sul fiume come la pesca dello storione e le colonie elioterapiche, all’epoca in cui nelle acque del Po si faceva il bagno. Alcuni pannelli informativi descrivono l’allevamento dello storione, accanto a una esposizione di strumenti e attrezzature tradizionali per la pesca in fiume.

Raggiungibile con una breve escursione, è presente un bodrio, biotopo caratteristico della zona e legato alle esondazioni del fiume, nonché la Riserva Naturale Lanca di Gerole. Inoltre nell’area del Lago di cava Ronchetto in estate nidificano colonie di topini e gruccioni, variopinti uccelli che è possibile osservare sia da terra che da battello.

La struttura si trova quindi all’interno di un contesto indicato per escursioni in natura, a contatto con i fiume e i suoi ambienti, e per la fruizione ecosostenibile dell’area.

Acquario del Po – pieghevole

 

Musei dell’Oglio Po

Il territorio lombardo che si estende tra Oglio e Po nella bassa cremonese e lambisce la provincia di Mantova è da secoli la culla di una civiltà rurale ricchissima, le cui radici sono ancora ben vive nonostante i vertiginosi mutamenti dell’ultimo secolo. Per ritrovarle e poterne scoprire aspetti sorprendenti, al di là della più conosciuta vocazione agricola, un viaggio fra i suoi musei etnografici e industriali rappresenta un’esperienza unica, alla scoperta di antiche tradizioni artigianali e curiose produzioni di fabbriche ottocentesche.

Nella stessa zona, i paesaggi naturali del Grande Fiume e dell’Oglio si susseguono accanto ai campi coltivati, con parchi e aree protette percorsi da lunghe piste ciclabili: agli aspetti naturalistici, ma anche ai versanti di paleoantropologia e archeologia che raccontano la storia umana più antica, è dedicato un altro gruppo di musei. Tutti insieme, esposizioni, parchi e acquari formano una rete capace di riunire e illustrare le diverse anime del territorio, da esplorare nelle loro diverse sfaccettature.

Mappa musei Oglio Po

I musei tra Oglio e Po

Museo del Bijou di Casalmaggiore

Museo Diotti di Casalmaggiore

Scuola di Disegno “G. Bottoli” di Casalmaggiore

Collezione del giocattolo “Superti Furga” di Canneto sull’Oglio

Ecomuseo valli Oglio-Chiese di Canneto sull’Oglio

Museo “Amarcord” di Torricella del Pizzo

Museo di Storia Naturale di Torricella del Pizzo

Museo Paleoantropologico del Po di San Daniele Po

Civico Museo Archeologico Platina di Piadena

                                             Parco Oglio Sud di Calvatone